In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Eb 10,32-39   Sal 36   Mc 4,26-34

Chi è l’autore dell’opera del Signore in noi? Se diciamo noi stessi, neghiamo l’opera di Dio. Per questo, tanti sono convinti che per essere buoni cristiani bisogna dire: è opera di Dio. Ma anche questa risposta è sbagliata. L’opera di Dio nell’uomo non avviene mai a discapito dell’uomo. Sì, il Signore prende l’iniziativa e opera meraviglie nell’uomo, ma appunto nell’uomo e tramite l’uomo. Il modo giusto per intendere l’opera della grazia si può riassumere in una parola: sinergia. Siamo co-autori e co-operatori della grazia di Dio.