In
quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza
disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle
dimore eterne.
Chi
è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto
in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non
siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se
non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun
servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro,
oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e
la ricchezza».
I
farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si
facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono
giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli
uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».
Fil
4,10-19 Sal 111 Lc 16,9-15
Il
cristiano è chiamato ad essere un alchimista, qualcuno capace di trasformare i
beni materiali in beni spirituali. Anche se la prospettiva affascina, all’atto pratico
non è facile e Gesù se ne rende conto. I verbi che usa in rapporto a mammona
sono verbi affettivi (odiare, amare) e verbi di servizio pressoché religioso (servire).
Il distacco da quest’antagonista di Dio non avviene con salti eroici, ma con piccoli
passi possibili sostenuti dalla grazia, perché solo nella fedeltà nel piccolo
giungiamo a una fedeltà nelle grandi cose.