Un
giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con
lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi
risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi
profeti che è risorto».
Allora
domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di
Dio».
Egli
ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo –
disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei
sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Qo
3,1-11 Sal 143 Lc 9,18-22
Non
sarebbe stato più facile se fossimo certi dell’esistenza di Dio? – facile sì,
bello no. Non sarebbe stato bello perché la nostra libertà sarebbe stata
schiacciata dall’Evidenza. Non avremmo avuto il lusso del no, che rende
significativo il sì. Non è forse questo il senso del silenzio sulla propria
identità messianica che Gesù obbliga i discepoli a serbare? A quanto pare al
Signore piace più l’avventura dell’incontro che la sicurezza del possesso.