In quel
tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla
cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate
tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono
e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li
pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un
dito.
Tutte le
loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri
e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei
primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere
chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi
non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete
tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno
solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché
uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra
voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e
chi si umilierà sarà esaltato».
Ez
43,1-7 Sal 84 Mt 23,1-12
I nomi di padri
e di guide si applicano a noi solo per analogia e in modo relativo. Generiamo
solo perché siamo stati generati e guidiamo perché ci siamo lasciati guidare. L’espressione
di Gesù non mira tanto a privare le creature di questi titoli quanto a
riconoscere la Fonte di ogni paternità e la Stella Polare di ogni guida. Le
parole di Gesù sono un monito di umiltà nella verità, ma anche un sollievo: in
ultima analisi, al di là di noi, il padre dei nostri figli e la guida dei
nostri “diretti” è Lui. Parole che infondono consolazione e speranza.