In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

Is 66,18-21   Sal 116   Eb 12,5-7.11-13   Lc 13,22-30


Nel mondo atletico vige un principio: «No pain, no gain». Chi ti promette risultati senza sforzo – tipo le pubblicità televisive di prodotti dimagranti o l’ossimoro di esercizi senza sforzo – ti sta vendendo aria fritta. Gesù non ti imbroglia, e, a rischio di risultare rigorista, insegna che la porta della vita è una porta stretta, perché la vita eterna non ammette nipotismi o favoritismi. La porta è stretta perché solo accettando di morire all’egoismo si vive davvero e si diventa persone a immagine di Dio, capaci della vita di Dio. Solo chi passa per la porta stretta dell’imitazione di Cristo diventa abbastanza spazioso per accogliere Dio.