In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!».
Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta.
Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista».
Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre.
I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.

Ger 26,11-16.24   Sal 68   Mt 14,1-12


A volte l’influsso sociale ci diventa più prossimo della nostra coscienza e nasce così una scissione che compromette niente meno che la nostra coerenza interiore. Erode aveva una coscienza che continuava a farsi sentire attraverso la liberante parola incatenata del Battista. Ma è il cercare la gloria degli uomini e il badare di più alle apparenze che porta il tetrarca a decapitare la voce che gli indicava la via della Parola. Voleva tenere fede alla parola data, peccato che l’ha fatto a spese della parola immanente. Ha più ragione Shakespeare nell’indicare la priorità: «Sii fedele a te stesso; dal che deve seguire, come la notte al giorno, che tu non potrai esser falso con nessuno».