In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore.
Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta
frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della
parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può
portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non
rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui,
porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in
me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel
fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi,
chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre
mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Gal
2,19-20 Sal 33 Gv 15,1-8
La parola di
Gesù è un principio attivo. Essa è operante ed è capace di purificarci, di
renderci fecondi. Non è una parola qualsiasi. È una parola che non torna al
destinatario senza aver fatto la sua opera. Questo vangelo ci invita ad amare
la frequentazione della parola di Gesù. Anzi, ci manifesta in maniera chiara
che dobbiamo vivere in questa parola perché in essa è la nostra vita e il senso
della nostra vita. I cristiani dell’antichità sceglievano una parola o più al
giorno per meditarla nella mente affinché la mente dimori in Dio. Tu quale
parola scegli oggi?