In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. 
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t'importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c'è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». 

Gn 18,1-10   Sal 14   Col 1,24-28   Lc 10,38-42


Ognuno di noi è Marta, ognuno di noi è Maria e saremo una dimora di Cristo quando sapremo coordinare questi due volti dell’amore: l’amore che serve e l’amore che contempla. L’amore che agisce e l’amore che sta. Marta e Maria sono due polmoni dell’anima «contemplattiva». San Gregorio Magno insegna che «quando la carità si abbassa amorosamente a provvedere anche agli infimi bisogni del prossimo, allora divampa verso le più alte vette. E quando benignamente si piega alle estreme necessità, allora vigorosamente riprende il volo verso le altezze».