DI MICHELANGELO NASCA (La Stampa - Vatican Insider)

«L’evento recentemente vissuto in Francia ci ha scosso, ci farà pensare per un paio di settimane, e poi ripiomberemo in una società che vive ormai lontana dalle proprie radici. Sapete perché perdiamo? Non perché i terroristi sono più intelligenti o meglio organizzati… perdiamo perché siamo senza radici. La nostra Europa si erge come una grande Torre di Babele, ma senza far più riferimento alle sue origini cristiane». È l’amara costatazione espressa da Robert Cheaib – docente di Teologia presso quattro prestigiose pontificie facoltà teologiche di Roma – durante un incontro a Palermo, in occasione della chiusura del V centenario della nascita di santa Teresa d’Avila.

Cheaib riflette sulla sorte dell’uomo «caduto in bestialità» – così come ricorda la grande riformatrice del Carmelo – ridotto a vivere al di fuori di se stesso, con le bestie che si aggirano attorno al «castello dell’anima». L’Europa ha voluto tagliare le radici cristiane che l’hanno generata, e come diceva Cicerone: «Chi non conosce il proprio passato non avrà alcun futuro davanti a sé». Per Robert Cheaib la vocazione di ogni essere umano è quella soprannaturale, legata a Dio. «Questo decentramento vissuto oggi in Europa – prosegue il Teologo libanese – è deleterio. Non abbiamo niente da difendere o per cui lottare, viviamo solo dentro un circolo economico-consumistico, fatto di apparenze, dentro un circolo di immanentismo che non offre all’uomo alcun fondamento capace di commuovere l’uomo oltre se stesso e i propri bisogni immediati».

A Cheaib, abbiamo chiesto di rispondere a due domande.

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