Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele»,
che significa «Dio con noi».
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Ger 23,5-8   Sal 71   Mt 1,18-24


«Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto». All’apparenza, Giuseppe stava trasgredendo la Torah che in questi casi comanda la lapidazione (cf. Dt 22,20). Nel profondo, egli stava esercitando il cuore stesso della giustizia divina che è una giustizia che cura e salva con la misericordia. Giuseppe era giusto, quindi non poteva dare il suo nome a quello che sembrava il figlio di un adulterio, ma si è manifestato giusto secondo il cuore di Dio perché la sua giustizia non era giustiziera e mortifera, ma portatrice di vita. Da lui impariamo la grande lezione di coniugare giustizia e misericordia riassunta (in negativo) da Dostoevskij così: «Non conoscono la pietà, conoscono solo la giustizia: per questo sono ingiusti». Ecco, Giuseppe conosceva anche la pietà, e Dio ha avuto pietà di lui riscattandolo e facendolo padre putativo del suo Signore.