In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità.
Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».
Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
E li inviò ordinando loro: «Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».

Is 30,19-21.23-26   Sal 146   Mt 9,35-10,1.6-8


Cos’è la preghiera? È allargare la terra al desiderio del cielo, è riecheggiare nel cuore umano i palpiti di Dio. «Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!». Cosa ammirare di più in questo vangelo? La condiscendenza di Dio? O la sublimità della vocazione dell’uomo? La nostra preghiera spalanca il grembo della terra per accogliere il seme di Dio. Durante l’avvento, questo vangelo ci ricorda che Colui che viene, non viene solo per noi, ma anche grazie a noi. Maria docet.