In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

Sof 3,1-2.9-13   Sal 33   Mt 21,28-32


Chi ha dei trascorsi nell'amore – siano essi nella comunione nuziale o in una comunità religiosa, o anche nell’amicizia – sa che la qualità del sì e il valore di una promessa d’amore non si misurano con il momento in cui si pronuncia, ma con la verifica della sua attendibilità e resistenza nel tempo. Qui vige la regola del «chi la dura la vince». Questa qualità dell’amore che è chiamato a misurarsi nel tempo ci insegna ad «attendere alla nostra salvezza con timore e tremore», ad essere umili e a non sentirci mai arrivati. Il tono richiesto, però, non è di frustrazione, ma di protensione perché l’Amore è contento solo quando non si accontenta.