In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.

Is 52,7-10   Sal 97   Eb 1,1-6   Gv 1,1-18


«Cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me… Una cosa diventa sempre più evidente per me, e cioè che tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. Forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini… tocca a noi aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi» (Etty Hillesum). Celebrare il Natale è anche celebrare la fragilità di Dio che viene tra i suoi nella realtà di un bambino indifeso e i suoi non lo accolgono. Non è storia d’altri tempi. È il nostro tempo. È ogni tempo. È il rifiuto del Dio umano. È il rifiuto dell’uomo. È il rifiuto di umanizzare il nostro cuore. È travisare e commercializzare la gratuità e la grazia del Natale che diventa una festa senza Festeggiato… In questi giorni sono stato rapito da un’immagine segnalatami da un’amica. È di Morgan Weistling e si intitola: Kissing The Face of God. L’immagine mostra la tenerezza di Maria che viene versata con un tenero e rapito bacio verso quel figlio che è il Figlio. Maria, figlia e madre di suo figlio dona al Provvidente la tenerezza necessaria alla sua sussistenza umana. In quel bacio c’è tutto. In quel bacio c’è lo spazio per il nostro sì. Il nostro aiuto a Dio.