Raffaello, disputa eucaristica, stanze di Raffaello

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Ap 7,2-4.9-14   Sal 23   1Gv 3,1-3   Mt 5,1-12


«Quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è». Queste parole di 1Gv gettano sulle beatitudini una luce particolare. La nostra santificazione non viene in primo luogo dallo sforzo morale, ma dalla fascinazione della figura di Gesù. Solo chi accoglie l’attrattiva Gesù coglie il senso della chiamata alla conversione: essa è la trasformazione della nostra essenza nella bellezza Sua perché – come ci ricorda il «credo» personale di Dostoevskij – «non c’è nulla di più bello, di più profondo, più simpatico, più ragionevole, più virile e più perfetto di Cristo».