In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

Rm 4,20-25   Lc 1   Lc 12,13-21


Gesù non era un tuttologo saccente, ma un maestro sapiente. Il sapiente è uno che sa dosare la propria disponibilità e sa dove gli spetta parlare e dove tacere. È bella la libertà di Gesù: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». Pur non intervenendo sulla situazione, però, Gesù ha un giudizio chiaro sui fatti. Si rifiuta di fare il commercialista, ma non risparmia il giudizio spirituale sulla cupidigia. A prescindere dal caso particolare, questo vangelo è un bel quadro sull’equilibrio e sulla libertà interiore del Signore che siamo invitati a imitare.