Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani.
Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?».
Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?».
E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

Col 1,21-23   Sal 53   Lc 6,1-5


Come tutti i comandi di Dio, il sabato è fatto per liberare l’uomo, non per imporgli fardelli inutili. Esso è fatto affinché l’uomo possa sperimentare che la sua vita non viene solo dalle opere delle sue mani, ma dall’alzare lo sguardo in gratitudine. Esso è l’opportunità di sperimentare l’Eterno nel tempo perché manifesta che l’uomo, nella sua sfera quotidiana, può «santificare» il tempo elevando il cuore a Colui che è il vero shabat, il vero «riposo», giacché «solo in Dio riposa l’anima». Questo vangelo parla del sabato, ma parla del senso di ogni comandamento: se non hai capito il senso di liberazione e di amore che c’è in una prescrizione, significa che devi fare due passi con i discepoli per permettere alla Parola di spiegarti che il sabato e tutto è fatto per l’uomo.