love thy neighbour as thyself

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Rt 1,1.3-6.14-16.22   Sal 145   Mt 22,34-40


Con sfumature diverse, sia Feuerbach sia Nietzsche accusano l’amore cristiano verso il prossimo di inautenticità. È come se il cristiano non amasse il prossimo realmente, ma amasse in lui il suo Dio. In realtà, la regola d’oro di Gesù è il metro di misura più autentico dei due reciproci amori. Amare Dio senza amare il prossimo è la situazione tipica dell’alienazione religiosa. La religio, intesa come esperienza di integrazione e congiunzione delle diverse dimensioni del nostro essere, diventa vacua e alienante se non avesse un riscontro nell’amore concreto, incarnato e perfino tedioso di ogni giorno. Dall’altro lato, amare il prossimo cancellando l’orizzonte di Dio è amare l’altro a metà (anzi, a meno) e amarlo senza vera meta. Donami, Signore di amare e accarezzare il Tuo volto nei fratelli che vedo e di amare i fratelli manifestando a loro la pietra angolare del Tuo sguardo amante, perdutamente posato su di noi.