In quel tempo al tetrarca Erode giunse
notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni
il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!».
Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo
aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo
fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con
te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo
considerava un profeta.
Quando fu il compleanno di Erode, la figlia
di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con
giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre,
disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista».
Il re si rattristò, ma a motivo del
giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare
Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla
fanciulla e lei la portò a sua madre.
I suoi discepoli
si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare
Gesù.
Lv
25,1.8-17 Sal 66 Mt 14,1-12
Il caso di Erode ci
pone dinanzi alla dialettica della vera libertà. Erode è apparentemente un
potente sovrano. In realtà è un uomo succube, dominato dall’opinione altrui. La
dialettica che ci appare chiara è questa: se l’uomo non si sottomette alla sua
coscienza, anche se apparentemente domina, è un gioco nelle mani degli altri.
La via della libertà passa per l’autentica obbedienza a una coscienza
continuamente formata, informata e trasformata dalla grazia di Cristo.