In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei
capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma
vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con
i suoi discepoli.
Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici
anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva
infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò
salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha
salvata». E da quell’istante la donna fu salvata.
Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e
la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è
morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli
entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in
tutta quella regione.
Gen 28,10-22 Sal
90 Mt 9,18-26
Durante la tempesta il sole non si vede, ma, in realtà, se
riusciamo a scrutare le nuvole nere è perché il sole è lì dietro, nascosto ma
presente. Così è per il sole della grazia: a volte ci sentiamo sotto un nubifragio
di disgrazie che – per leggere allegoricamente il Vangelo di oggi – sembrano uccidere
i frutti e i “figli” generati dalla nostra fede. È lì che siamo chiamati a
credere in Colui che ha vinto la morte, Colui per il quale la morte è solo
sonno. È il momento della fede, quella che non sa spiegare e non sa spiegarsi
come il Signore opera. Lo sa. Lo sa e basta, perché l’ha provato proprio nel cuore
della prova.