Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero:
«Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato
conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui
che ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto
anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non
vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. Così si compie per loro la
profezia di Isaia che dice:
Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!
Beati invece i vostri occhi
perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti
profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo
videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!
Es 19,1-20 Dn 3,52-56 Mt 13,10-17
È diffuso nella Bibbia il modo oracolare in cui si annuncia un
fatto come un giudizio divino. Dietro a questa formulazione si celano due
convinzioni: che l’uomo può mettere in atto le sue scelte solo perché Dio lo
permette; e che Dio permette il male giudicandolo. Nel comando profetico si
manifesta l’impazienza e il pathos di Dio. Perché questa impazienza? Perché il
volere di Dio è altro. Dio vuole la pienezza di vita per l’uomo. Ma l’uomo
chiudendosi si giudica indegno della vita eterna (cf. At 13,46). Con Agostino
ti prego: «Guarisci ed apri le mie orecchie affinché possa udire la tua voce. Guarisci
ed apri i miei occhi affinché possa vedere i tuoi cenni. Dimmi da che parte
devo guardare affinché ti veda».