In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.
Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.
Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un’altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo».
Gen 46,1-7.28-30   Sal 36   Mt 10,16-23

Contrario al tipo di cristiano dall’amore ingenuo, Gesù ci ricorda oggi che vivere da cristiani è vivere un amore ingegnoso. È la genialità della mitezza accogliente e il genio della sapienza che sa discernere. In questa capacità di discernimento, Gesù mostra come i discepoli possono trasformare i momenti di rifiuto in momenti di annuncio. «Sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani». Il nostro compito è fare spazio allo Spirito il quale, come ha adombrato Maria fecondando il suo grembo con la Parola, può adombrare le nostre vite e le nostre labbra seminando in noi la Parola.