In quel tempo, Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».
Es 3,1-6.9-12   Sal 102   Mt 11,25-27

«Io sono colui che sono», il Dio dal nome misterioso e dall’identità inscrutabile si rivela ai semplici nel volto di Gesù. L’umanità umile di Gesù è un roveto che irradia la divinità senza bruciare la sua umanità. Nel testo della prima lettura abbiamo tre variazioni del nome divino, due di cui – «io sono» ed «egli è» – sono ricche di significato, soprattutto se comprese alla luce del mistero trinitario e delle parole di Gesù in questo vangelo. Ognuna delle persone trinitarie si riconosce riconoscendo l’altro. Per questo ognuno è conoscibile nell’altro e si fa conoscere nell’altro. È la natura dell’amore, esso ci forgia a tal punto che il «tu» diventa la nostra profonda identità. Se è così dei nostri piccoli amori, quanto più dell’Amore per essenza, Dio stesso?!