In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi
discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé,
così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si
rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa,
sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non
t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci,
calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché
avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande
timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e
il mare gli obbediscono?».
Gb 38,1.8-11 Sal 106
2Cor 5,14-17 Mc 4,35-41
Non è troppo rimproverare delle persone che ebbero paura al
vedere le onde invadere la loro barca? Se guardiamo bene il vangelo di questa
domenica, ci accorgiamo che il Signore non rimprovera tanto la paura, quanto la
poca fede. E se rimprovera la paura, è solo perché esprime la poca fede. «Non
t’importa che siamo perduti?». Che accusa triste. Eppure, non è così lontana
dai miei sentimenti e ragionamenti quando la barca della mia vita è sballottata
da venti contrari: la prima sicurezza a vacillare è quella del Tuo amore, del
Tuo interessamento per me. L’interrogarsi dei discepoli, poi, evidenzia
maggiormente l’esitazione della loro fede: «Chi è costui che anche il vento e
il mare gli obbediscono?». Chi altro sei se non il Creature del vento e del
mare, Colui che dice: «Fin qui giungerai e non oltre e qui s’infrangerà
l’orgoglio delle tue onde» (prima lettura). Comanda ai venti contrari di tacere
affinché posso sentire il Tuo Soffio leggero. Comanda al mare di calmarsi
affinché la barca della mia vita giunga serena al porto del Tuo abbraccio
eterno.