In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il
sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere
gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo;
non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una
lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti
quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini,
perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei
cieli».
2Cor 1,18-22 Sal 118
Mt 5,13-16
Le due metafore del sale e della luce
richiamano due aspetti complementari dell’essere discepoli di Gesù. Il sale non
è fatto per essere in sé, ma per condire, per dare sapore. Esprime così l’aspetto
missionario, apostolico della nostra esistenza. Anche la luce è finalizzata a
darsi, ma c’è un aspetto aggiuntivo che si collega alla realtà della lanterna.
Una lanterna in sé non è luce, ma è attraversata dalla luce che dimora al suo
interno. Così è la vita nostra: siamo luce nella misura in cui lasciamo che
Cristo, vera luce del mondo, dimori in noi. Facciamo spazio a Lui perché «come
la capacità di vedere si trova nell’occhio sano, così anche la potenza dello
Spirito è nell’anima purificata» (san Basilio).