Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via.
Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.
Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».

Os 11,1.3-4.8-9   Is 12,2-6   Ef 3,8-12.14-19   Gv 19,31-37

Festeggiare il Sacro Cuore è festeggiare “l’eccessivo” amore di Dio in Cristo. Il Vangelo di oggi è un’eloquente testimonianza di questo amore «sino alla fine». Il dono di Cristo è sino all’ultima goccia di sangue è l’olocausto. Qui c’è il capovolgimento di tutti gli archetipi religiosi. Non è l’uomo che sacrifica cosa per accontentare Dio. È Dio stesso che si offre all’uomo fino al sacrificio estremo per riempire il «no» dell’uomo con il suo «sì», con il suo «amen», Gesù Cristo. Cristo non ci dona solo un cuore nuovo, ci dona un cuore da Dio. A noi non resta che fare nostra la preghiera di Paolo: «Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori». Cristo, cuore del mondo, vieni ad abitare nel mio cuore!