In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Gen 11,1-9   Sal 32   Rm 8,22-27   Gv 7,37-39

Pregando il ricco Vangelo di questa Pentecoste, sono stato catturato da un versetto che solitamente non è quello che medito quando leggo questo vangelo: «[lo Spirito] darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza». Umanamente parlando, verrebbe da dire: ma quando lo Spirito fa l’opera, che importanza ha l’opera dell’uomo? Per il progetto di Dio, invece, non è così! Proprio per la condiscendenza dell’Amore di Dio, l’opera dell’uomo è importante tanto quanto l’opera di Dio! La storia d’amore tra Dio e l’uomo non è un “one man show” divino, ma è una sinergia divinumana. La Pentecoste non è il compimento di un incantesimo celeste, ma è l’inizio di un incanto storico chiamato Chiesa, dove Dio confida all’uomo il suo stesso Soffio, il suo Respiro, affidandogli la divinizzazione del mondo e la trasfigurazione della storia… Soffia Spirito di Dio.