In quel tempo, Gesù si mise a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti, agli scribi e agli anziani]:
«Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe,
scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei
contadini e se ne andò lontano.
Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a
ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. Ma essi lo presero, lo
bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò loro di nuovo un altro
servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. Ne mandò un
altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono, altri li
uccisero.
Ne aveva ancora uno, un figlio amato; lo inviò loro per
ultimo, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma quei contadini dissero
tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra”. Lo
presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna.
Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà
morire i contadini e darà la vigna ad altri. Non avete letto questa Scrittura:
“La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”?».
E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla;
avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo
lasciarono e se ne andarono.
Tb 1,3; 2,1-8 Sal
111 Mc 12,1-12
Colpisce in questo vangelo la gratuita cura offerta dal padrone
della vigna, ma colpisce anche l’ingrata non curanza dei vignaioli. La mano
della cura pianta la vite e dona vita, la mano dell’ingratitudine sradica i
legami e semina morte. Questo vangelo ci insegna che la gratitudine è un volto
della grazia e che riconoscere il Signore non avviene tramite sublimi
conoscenze quanto nell’umile riconoscenza che accoglie tutto come suo dono e come
preludio al Dono grande che è Egli stesso.