In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
At 1,1-11   Sal 46   Ef 4,1-13   Mc 16,15-20

Ci sono persone la cui semplice presenza è una dolce forzatura che tira fuori il meglio di noi. Possono essere una mamma, un papà, un docente, un nonno, un padre o una madre spirituale. La loro presenza matura in noi quando iniziano ad essere presenti e influenti nella nostra esistenza anche da assenti. Il semplice ricordo diventa memoriale che li rende presenti ed efficienti nel nostro vissuto. Una cosa simile la possiamo pensare dell’Ascensione del Signore, ma con un’aggiunta non indifferente: il Signore è presente anche nella sua apparente assenza e la sua influenza non è semplicemente quella di un buon modello. La presenza del Signore in noi opera una trasformazione efficace: «Farete opere più grandi», ci diceva. L’Ascensione è una trasformazione qualitativa della presenza di Gesù. Il «Dio con noi», salendo dal Padre diventa presenza più intima a noi di noi stessi. Si rende presente come maestro interiore, come «Dio in noi» giacché i cieli non sono sopra le nuvole, ma sono nel fondo del cuore umano. Così possiamo dire: «se vai in capo al mondo – ci ricorda Madeleine Delbrêl – trovi le orme di Dio; se vai in fondo a te, trovi Dio stesso».