In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro:
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà
e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi
saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome
scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se
berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e
questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato
in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre
il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la
accompagnavano.
1Pt 5,5-14 Sal
88 Mc 16,15-20
Il mandato dell’annuncio è dato a noi, ma l’opera rimane
sua. Quando prendiamo atto che l’impeto del nostro annuncio viene da oltre, la
nostra missione acquisisce una fecondità diversa. Il piacere dell’annuncio
inizia a sgorgare dalla riconoscenza e dal riconoscimento che siamo stati resi parte
e portatori di un Dono immenso, infinito. Il dispiacere dell’essere rifiutati
viene superato dall’affidamento e dalla fiducia che l’opera è del Signore che «ha
cura di noi» e dei destinatari dell’annuncio. E ci rendiamo conto che con la
nostra povera presenza noi ormai siamo segni e portatori di un Segno che misteriosamente
disegna la storia del mondo e di ogni persona.