In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto,
e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere.
Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove
era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e
sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora
cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete
ascoltato».
Is 61,1-3.6.8-9
Sal 88 Ap 1,5-8 Lc 4,16-21
Meditando questo vangelo mi sono venute in mente due figure:
Aristotele e Jean Paul Sartre! Ognuno a suo modo ha avuto un’immagine di Dio
ben distante da Te. Chi sa quale effetto avrebbe fatto loro vederti inchinato
umilmente e sentire il tuo bacio al loro piede lavato con cura e amore? Avrebbe
potuto dire Sartre: «Se Dio esiste, io non sono libero»? Direi di no! Ecco,
infatti, Dio che si fa servo e fa il lavoro degli schiavi per liberare l’uomo.
E che fine avrebbe fatto la definizione artistotelica di Dio come “motore
immobile” dinanzi a Te, mio Signore, che come nardo ti sei versato ai nostri
piedi? Dio non è immobile, Dio si commuove e si muove verso l’uomo per primo.
Dio è amore, amore infinito e come tale si scioglie infinitamente per
sciogliere e rimodellare i nostri cuori di pietra a immagine del cuore del Dio
umano. Ti prego, lavami dal gelido dell’immobilità, immergimi nella commozione
delle tue rahamim (viscere).