In quel tempo, Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
1Gv 1,5-2,2   Sal 102   Mt 11,25-30

Contrario a quanto possa sembrare, ciò che impedisce all’uomo di conoscere il Padre e il Figlio non sono il sapere, la scienza o la sapienza, ma il cuore superbo, la coscienza egocentrica e la vana informazione che non trasforma l’essere. E perché questo? Perché il Signore è umile e solo chi dimora nell’umiltà lo incontra. Il fondo della divinità – come insegna Meister Eckhart riecheggiando Paolo – è la potenza di svuotamento di sé, è la kenosi, è la capacità di essere-totalmente-per-l’altro. Per questo lo Sposo insegna a Caterina da Siena il segreto dell’essere ricolmi di Dio: «Fatti capacità, e io mi farò torrente». Solo Cristo poteva rivelare un Dio così, le divinità che ci inventiamo sono piuttosto gonfie.