Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.

Gio 3,1-5.10   Sal 24   1Cor 7,29-31   Mc 1,14-20


Le letture di questa domenica annunciano un’urgenza, un tempo che «si è fatto breve» e ci invitano a una sapienza spesso dimenticata: quella di vivere presenti in ogni istante della nostra vita perché ogni istante è unico, è un tassello del mosaico Regno che ci è dato di aggiungere. Ma quest’urgenza nel Vangelo non è legata all’unico polo del tempo. Vi è un’esigenza maggiore di questa sapienza della finitezza della vita: il richiamo infinito dell’Amore, la voce di Lui. «Il Regno di Dio è vicino». C’è un Presente che ci chiama ad essere presenti, ad essere presenza. Notiamo anche un’eloquente immediatezza che accompagna necessariamente la vera presa di coscienza della presenza dell’Amato. Di questo «subito» e di questo «lasciare tutto» ci dà una commovente testimonianza Charles de Foucauld. Tornando dall’Africa, legge il Corano e legge anche la Bibbia, vuole dare un nome all’inquietudine del suo cuore. Vuole trovare risposta e riposo. Non li trova a tavolino, ma in ginocchio, nel confessionale della Chiesa di sant’Agostino a Parigi. Parlando di questo primo incontro vero con Cristo scriverà: «Appena ho creduto che c’era un Dio, ho capito che non potevo far altro che vivere per Lui solo».