[Dopo che i cinquemila uomini furono saziati], Gesù subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare.
Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli.
Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «È un fantasma!», e si misero a gridare, perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». E salì sulla barca con loro e il vento cessò.
E dentro di sé erano fortemente meravigliati, perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito.

1Gv 4,11-18   Sal 71   Mc 6,45-52


«…non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito». Una fede costruita soltanto sul miracolistico, prima o poi si scontra con lo scandalo della croce o, semplicemente, del realismo. Il discepolato non è la compagnia della buona sorte dove il cielo è sempre più blu. Per questo Gesù si fidava poco dei “fans” che lo seguivano abbagliati dopo prestazioni spettacolari. Il vero miracolo del pane non è quello che ha saziato cinquemila persone, ma il miracolo del Pane della vita, del corpo di Cristo spezzato e donato per la vita del mondo. L’essenziale non è amare il potere di Cristo, ma fare spazio al potere del suo amore immolato: «E noi abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi. Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui».