Questo vangelo mi ha ricordato un messaggio che ho ricevuto da un giovane, un messaggio di richiesta d'aiuto che trapelava di sofferenza. Alcune persone causavano a lui ripetute sofferenze psichiche, ma volendo vivere da buon cristiano si consultava con alcuni religiosi che lo consigliavano di insistere nel rammendare i rapporti con quelle persone. Ecco un modo letteralista e sbagliato di intendere questo vangelo: di pensare che dobbiamo provarle tutte con tutti! Dimentichiamo che Gesù esordisce parlando del “fratello”, di una persona con cui c'è un rapporto reale e profondo e che non va buttato all'aria per una colpa. Gesù non sta parlando né dei conoscenti che per un momento di entusiasmo scambiamo per fratelli, né tantomeno dei torturatori professionali che da quando li incontri fino a quando non li congedi totalmente dalla tua esistenza ti crocifiggono. La pratica indicata da questo vangelo si fonda su un discernimento basilare tra i fratelli da custodire nel cuore e i flagelli da cui custodire il cuore... E mi raccomando non cadere nel tranello del rancore, che è il flagello più fatale. Chi lasci fuori dalla cerchia della fraternità, lascialo in pace e con pace.

Mt 18,15-20

Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

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