Una volta un amico musulmano obiettò cosi: «Come puoi credere che Gesù è Dio se nei vangeli si dice di lui che pregava Dio? Se fosse Dio non avrebbe avuto bisogno di pregare Dio, o no?». Dietro a questa domanda/obiezione si cela una concezione ristretta e restrittiva della preghiera. Come se a muovere la preghiera fosse solo il bisogno di qualcosa. La preghiera, invece, è in ultima analisi un rapporto d'amore. Se è l'espressione di un bisogno, lo è in quanto bisogno dell'Altro, dell'Amato. Più si ama, più so ha bisogno, più si prega. Il Figlio, allora, non solo prega, ma è preghiera, perché ama in modo perfetto il Padre. Anche il Padre è preghiera in quanto desiderio e rivolgimento puro al Figlio. Cristo, in quanto Verbo del Padre, riverbera dall'eternità suo Padre, Fonte e Fine del suo essere. La preghiera di Cristo ci sollecita a crescere verso la preghiera del Figlio, verso la preghiera che diventa desiderio assolto da tutto e rivolto verso l'Assoluto, verso l'Abba. Solo lo Spirito può insegnare una preghiera così.

Lc 6,12-19

In quei giorni egli se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.
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