L'espressione «diversità religiosa» (religious diversity) si riferisce abitualmente alla constatazione ovvia dell'esistenza di molteplici credenze religiose. Nell'ambito accademico, però, questo termine ha qualcosa di più di quello che sociologicamente viene chiamato pluralismo religioso. L’espressione viene impiegata per indicare il complesso dei problemi teorici e pratici che è connesso alla pluralità religiosa e delle soluzioni che ha questi problemi vengono proposte.
La pluralità religiosa non è una novità. Essa esiste da quando ci sono civiltà. Recentemente, però, siamo più coscienti di questa differenza a causa dei cambiamenti vissuti in un mondo globalizzato. La diversità religiosa suscita più che mai problemi teorici e pratici che richiedono soluzioni, spesso urgenti e cruciali.



Nel suo libro, Diversità religiosa. Dimensioni filosofiche e politiche, Roger Trigg – proprio come specifica il sottotitolo – analizza il fenomeno della diversità religiosa da due prospettive specifiche e propone soluzioni in ambito filosofico e politico.
Le domande filosofiche presenti nel libro si concentrano sulla natura della religione, sulla sua essenza, sulle sue manifestazioni storiche. Il nucleo fondamentale è la questione della pretesa di verità delle religioni che viene affrontata dibattendo con filosofi come Ludwig Wittgenstein e filosofi della religione come John Hick.
La dimensione politica ha a che fare con le religioni nella loro convivenza civile. Si tratta dell’imprescindibile rapporto stato-religione che ha l’oneroso incarico di regolare la convivenza delle diversità.

Naturalmente, data la crescente deriva fondamentalistica di alcune religioni, specie l’islam, il testo non poteva che dedicarle una particolare attenzione.
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