Alcuni fraintendono il senso della parabola del grano e della zizzania rassegnandosi a un duplice fatalismo: il mondo è così, bisogna accettare i dati di fatto e bisogna attendere la fine del mondo affinché tutto sia riformato; la zizzania, ossia, le persone “cattive” non cambieranno. Il peggior modo di capire una parabola è assolutizzarla sciogliendola da tutto il contesto del pensiero e della visione di chi la narra. La parabola del grano e della zizzania non ci invita alla rassegnazione, ma all’attenzione; non alla passività, ma alla passione nell’azione dell’annuncio «per salvare ad ogni costo qualcuno». Nel mondo biologico, la zizzania nasce zizzania e muore tale. Nel mondo teologico, la zizzania può diventare un buon grano del Signore. I miracoli esistono e tu sei il collaboratore di Dio. Nella tua vita e nella vita altrui.
#pregolaParola
Mt 13,36-43
In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».

Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».
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