Torna la rubrica #pregolaParola all'orario in cui è nata, la sera (tranne, naturalmente, quando non è proprio possibile farlo)... Da circa 3 anni questo buonanotte accompagna me e diversi tra di voi... La fedeltà a chi mi ha espresso la sua sete per vivere l'appuntamento con la Parola, mi ha aiutato ad essere io stesso più fedele a pregare la Parola... Mi piace ricordare gli inizi di questo cammino e il suo senso con questo post

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Oltre a pormi personalmente la domanda sul senso del dolore, non come domanda teorica, ma come domanda che tocca a varie riprese la mia esistenza, ricevo in dono il versarsi di tanti cuori nella tormenta. Davanti a un dolore così sai che tutte le risposte vere e belle della teologia non sono sufficienti. Sai che chi soffre non vuole capire, ma vuole soprattutto essere compreso. Chi soffre non vuole commiserazione ma comunione. Chi soffre non vuole soluzioni ma senso concreto… E forse l’analogia del parto è tra le più eloquenti e più concrete perché se siamo in questa vita, lo siamo per partorire noi stessi o, meglio, per essere partoriti alla Vita. Questo parto non annienta il dolore, ma lo orienta.
Gv 16,20-23
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.

La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla».
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