A un cattolico convinto questo vangelo sembra non suscitare un interrogativo. Un bravo cattolico crede alla presenza di Gesù nel pane e nel vino eucaristici. Si può svoltare pagina… ma, un momento… non corriamo troppo. La presenza di Cristo sotto queste sembianze umili mi interroga sulla mia fede nella sua presenza nell’umiltà del quotidiano, nelle esperienze spezzate, nell’impazienza dei fremiti e nella pazienza dei fermenti. La fede eucaristica parte dal pane e dal vino, ma punta alla transustanziazione di ogni momento, di ogni respiro, alla ricapitolazione di tutto in Cristo affinché Cristo rimanga in me e io in lui.
Gv 6,52-59
In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.
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