Il liber pastoralis è un racconto sapienziale che percorre i capitoli essenziali della cura d'anime. Una tale meditazione sul ruolo del pastore si rende ancora più importante in un epoca di grandi cambiamenti anzi in un tempo che Papa Francesco definisce come «non solo un'epoca di cambiamento ma un cambiamento d'epoca».
In questa linea monsignor Franco Giulio Brambilla, teologo noto per opere monumentali tra cui menzioniamo Il crocifisso risorto e la sua Antropologia teologica, presenta un percorso semplice, quasi un libero canovaccio senza alcuna pretesa di sistematicità, dei temi, dei luoghi e delle figure indispensabili per un armonico e comune impegno nella cura animarum.
Il vescovo di Novara spiega che scrive questo testo per rimediare alla grave tentazione dell'accidia pastorale. L'accidia, un vizio ben descritto nell'antichità, è tra i vizi capitali forse il più attuale e più insidioso dei nostri tempi.
La cura delle anime è la suprema delle arti – insegnava san Gregorio Magno – ma il concetto di cura d'anime va chiarito in un periodo in cui la fede è considerata una dimensione terapeutica, una specie di Croce Rossa dei mali sociali punto la fede apprezzata quando si presenta nella sua bontà orizzontale, ma ignorato o rifiutata quando si presenta nel suo anelito verticale.
La riflessione del vescovo parte dalla considerazione sulla cura delle anime e sulla sinodalità nel vissuto ecclesiale considerandoli come due stipiti per entrare nella soglia della riflessione sulla testimonianza di vita del popolo cristiano. Tale testimonianza non è riservata solo ai chierici, ma è compito il privilegio di tutti i cristiani. L'autore, infatti, va al di là della famosa espressione del decretum Gratiani – che teorizza che ci sono due generi di cristiani, i chierici e i laici (duo sunt genera Christianorum), trasformando i laici in semplici utenti, anzi, clienti dei servizi forniti dalla casta sacerdotale – per recuperare l'immagine della Prima Lettera di Pietra delle «pietre vive» che si rivolge a tutto il popolo di Dio, popolo sacerdotale chiamato a testimoniare la vita in Cristo. In tal contesto, l'autore dedica particolare attenzione all'educazione della coscienza testimoniale in diversi ambiti di prassi caritativa e di formazione teologica e spirituale.
Il libro consta di venti capitoli che vanno dalla costituzione della comunità, come già accennato, fino al congedo da questa vita con il rito del funerale, passando per dimensioni importanti del vissuto personale e comunitario, tra cui i sacramenti dell’iniziazione cristiana, la liturgia, i vari sacramenti, la prassi della carità, ecc.
Il libro è sicuramente per pastori che vorrebbero dialogare con la sensibilità e con la formazione di un altro pastore. Ma è anche per chi vorrebbe guardare la Chiesa con gli occhi e la cura di un pastore, un episcopus.
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