In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

2Mac 7,1-2.9-14   Sal 16   2Ts 2,16-3,5   Lc 20,27-38

Il vangelo di oggi ci pone dinanzi alla realtà della vita eternità. Essa non è questa vita replicata all'infinito. Sarebbe infernale. La vita eterna è quando Dio diventa la mia vita (e chi l'ha sperimentato, in quei barlumi intensi di grazia che ci capitano in questa vita, ha già in bocca il sapore della vita eterna). In quella vita non genereremo, ma saremo continuamente rigenerati. Non prenderemo mariti e mogli, ma saremo la Chiesa Celeste, sposa dell'Agnello.