In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Fil 3,3-8   Sal 104   Lc 15,1-10

Il problema degli oppositori di Gesù è che guardano a Dio come un termometro statico che misura il loro fervore. Credono che ciò che muove la storia siano le opere delle nostre mani. Gesù ci mostra il volto di un Dio diverso, un Dio che si muove e che si commuove, un Dio che viene verso l’uomo, soprattutto verso chi è più bisognoso e meno degno. Il protagonista vero è lui che ci prende per mano, non per sostituirsi a noi, ma per restituirci a noi stessi, al nostro ruolo di figli, alla gioia della comunione.