In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».
Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.
Ef 4,32-5,8   Sal 1   Lc 13,10-17

Sei venuto a farci riscoprire umani, noi che ci alieniamo in tante perfezioni formali che ci rendono perfetti estranei alla nostra umanità. Ci conformiamo a regole che ci danno la sensazione di essere a posto, ignorando che il nostro vero posto è con-sentire con te, consentire a te di guarire il nostro essere incurvato, incapace di riposare perché incapace di darsi da fare per qualcun altro. Vieni ancora a farci gustare il vero sabato che non è inerzia, ma dinamismo d’amore.