In quel
tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non vi è
albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo
che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto:
non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo.
L’uomo
buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo
cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal
cuore sovrabbonda.
Perché mi
invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?
Chiunque
viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è
simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo
e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella
casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.
Chi
invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una
casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la
distruzione di quella casa fu grande».
1Cor
10,14-22 Sal 115 Lc 6,43-49
Il cristianesimo
è coerenza. È quando cuore, parola e gesto coincidono. In questo senso è
armonia, è compimento. La parabola narrata da Gesù mostra che le intemperie
colpiscono la vita di tutti, incluso il discepolo coerente. Ci ricorda, con
realismo, che ciò che distingue la vita del discepolo non è la mancanza di
turbamenti, ma la presenza del Signore, nostra roccia di salvezza.