In quel
tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può
forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un
discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il
suo maestro.
Perché
guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della
trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia
che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la
trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e
allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».
1Cor
9,16-19.22-27 Sal 83 Lc 6,39-42
Agli altri
possiamo consegnare solo quello che abbiamo visto o, almeno, vissuto. Parlare
della luce quando si è nel buio (per propria scelta) non solo non convince gli
altri, ma acuisce l’ottenebramento della propria coscienza. E non c’è niente di
peggio dell’abitudine alla doppiezza. Per questo è buona regola parlare e
predicare a sé ogni volta che si parla a un altro. D’altronde il miglior modo
per togliere la pagliuzza dall’occhio di un fratello è mostrargli la bellezza e
la libertà di un occhio immacolato.