In quel tempo, nacque una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse più grande.
Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande».
Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».
Gb 1,6-22   Sal 16   Lc 9,46-50
Colui che è il più grande nell’amore, si è fatto il più piccolo, non solo perché è diventato uomo, ma perché ha assunto le nostre piccolezze e le nostre povertà per rinnovarci. L’ha fatto per restituirci l’infanzia del cuore, per far risplendere i nostri occhi come gli occhi di bambini che scartano i regali – i doni gratuiti, spesso immeritati – di natale. Questo vangelo ci pone dinanzi alle nostre povertà, inattraenti in sé, ma che hanno attirato la misericordia di Dio e per questo sono diventate occasione, felix culpa, che ha “meritato” l’infanzia di Dio che ci porta alla maturazione della figliolanza.