In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
Ap 21,9-14   Sal 144   Gv 1,45-51

I nostri vizi sono spesso il guscio delle nostre virtù; un guscio indurito che aspetta di essere avvolto da un amore tenero e spezzato da un amore deciso. È quello che accade a Natanaele. Il suo essere «israelita in cui non c’è falsità» poteva essere detto altrimenti, tipo «criticone», «saccente», … ma Gesù vede oltre e proprio vedendo oltre, porta Natanaele oltre i suoi “sintomi” e oltre il girotondo dei suoi pensieri e dei suoi giudizi solipsistici. Amandolo e riconoscendo la sua bellezza, lo porta verso un incontro, una confessione, una storia d’amore che vale più della propria pelle, vale più di tutta la vita, perché è la Vita vera.