In
quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il
regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a
giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al
giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne
vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi
nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo
verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le
cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state
qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha
presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando
fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e
da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli
delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono
i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero
ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo:
“Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che
abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma
il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto.
Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io
voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose
quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
Così
gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
Ez
34,1-11 Sal 22 Mt 20,1-16
Chi
vive di paragoni non si sente mai a posto, non gusta mai lo sguardo unico
posato sulla propria esistenza. Vive di gioia minacciata perché c’è sempre
qualche “più” o “meno” che gliela pialla e la ingoia. È la situazione di chi
vive le amicizie con un senso di competizione per vincere il premio del
migliore o, preferibilmente, dell’unico amico. È il fidanzato/la fidanzata che
vive il proprio fidanzamento perseguitato/a dai fantasmi inesistenti delle ex.
È la persona scontenta della propria vita perché non è quella di un altro. È,
in ultima analisi, la penosa esistenza di chi ha a disposizione l’Infinito e ha
paura che gli altri, partecipandovi, glielo sciupino. Questo vangelo ci ricorda
che dobbiamo vivere la vita e l’eternità come unici dinanzi all’Unico.