Avvenne
che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed
essi stavano a osservarlo.
Diceva
agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei
invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un
altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti:
“Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto.
Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando
viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne
avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà
umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse
poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non
invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini,
perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al
contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e
sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua
ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Sir 3,19-21.30-31
Sal 67 Eb 12,18-19.22-24 Lc 14,1.7-14
L’umiltà,
tratto caratteristico delle anime grandi, è gradita al Signore, per questo il
saggio ci esorta: «Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai
grazia davanti al Signore». E perché gli è gradita? Perché è un tratto della
sua stessa grandezza. Solo chi ha un vero peso può essere umile. La grandezza vana
e di facciata, infatti, è solitamente vanitosa e sfacciata. Un po’ come quelle
spighe vuote che sbandierano all’aria il loro vuoto, mentre quelle piene si
inchinano in umiltà.