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In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagòga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva.
Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo.
Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «Ãˆ necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato».
E andava predicando nelle sinagòghe della Giudea.

1Cor 3,1-9   Sal 32   Lc 4,38-44


Questo vangelo è un inno alla libertà. Possiamo contemplare tre sfumature di libertà. La prima, la più evidente, è Gesù che libera le persone dal peso delle loro sofferenze. La seconda è la libertà di Gesù di fronte al proprio successo. Anche le cose belle e buone che facciamo, infatti, possono convertirsi in catene che ci legano, possono diventare atti senz’anima che facciamo per abitudine, per un senso impersonale del dovere o, semplicemente, perché appaga il nostro ego. La terza libertà, che fonda le precedenti, è la libertà di Gesù verso la volontà del Padre. È una libertà per: per fidarsi del Padre, per trovare nella sua volontà la propria, per gustare nell’amarLo la pienezza della gioia.